Ella, ella era l’idolo che seduceva in lui tutte le volontà del cuore, rompeva in lui tutte le forze dell’intelletto, teneva in lui tutte le più segrete vie dell’anima chiuse ad ogni altro amore, ad ogni altro dolore, ad ogni altro sogno, per sempre, per sempre….
[Il Piacere, G. D’Annunzio]
Recentemente mi sono trovata a compiere questa osservazione: il giorno in cui riuscirò a riprodurre gli spaghettini al pomodoro di mio nonno Aldo, non ci sarà nient’altro di più bello e perfetto che potrò e vorrò raggiungere. Quel piatto conteneva tutto: il burro di montagna fatto sciogliere insieme a un piccolo spicchio d’aglio, il pomodoro concentrato allungato con l’olio toscano, quel sughetto che si attaccava allo spaghettino, e poi dallo spaghettino passava alle labbra e poi al palato e poi al cuore. Quegli spaghettini erano davvero una totale e soddisfacente immersione nel piacere. Tremendamente semplice quel piatto, e altrettanto impossibile da riprodurre: manca la sua mano decisa che sala l’acqua, manca il piano della cucina un po’ unto, manca quella padella in cui faceva saltare all’ultimo gli spaghettini, e manca il tempo, ingrediente non conservabile eppure mai deperibile. E intanto, il piacere di quel piatto resta.
Oggi e per altri due post, nordfoodovestest ci conduce nei sentieri del piacere, quello legato alle suggestioni della memoria e al brivido seduttivo dell’ignoto; il piacere che per me è ricordo e che non muore, il piacere che io racconto e rendo eterno, quello che condivido e scambio, e proprio in questo scambio mi rendo conto di quanto sia semplice. Forse ricordiamo con più facilità le cose semplici: quegli spaghettini erano essenziali, fatti con ingredienti di qualità e cucinati con amore, eppure essenziali. E io forse li ricordo così nitidamente proprio perché, dopotutto, erano “solo” un piatto di pasta. Il gusto per le cose semplici è un gusto immortale, è la base su cui noi costruiamo i dettagli dei nostri ricordi, che poi impreziosiamo. Un semplice piatto di pasta diventa per me, arricchito dalla mia memoria, un vero e proprio banchetto nuziale. Un piacere semplice e unico.
È la prima volta che mi capita di parlare di una stessa azienda per tre articoli consecutivi, ma è quello che farò: perché l’Abruzzo se lo merita, e se lo meritano loro, i titolari, i dipendenti e tutti i prodotti che RUSTICHELLA D’ABRUZZO mette ogni giorno sulle nostre tavole. Parliamo di eccellenza, di amore, di piacere allo stato puro; parliamo di prodotti della terra messi al servizio dell’uomo, di storie di famiglia che sono diventate storie di successo. Parliamo di quattro generazioni che ci rendono fieri di essere italiani: e non “solo” perché la loro pasta è la pasta scelta dai migliori chef del mondo.
La prima produzione di Rustichella risale al 1924: più di 90 anni alle spalle per un’azienda totalmente famigliare che con semplicità ed estrema qualità sa sorprenderci, perché la loro pasta è un’immersione nel piacere, come quello spaghettino di mio nonno che si tuffava in quel bel sughetto caldo.
È Gaetano Sergiacomo, nonno materno degli attuali titolari d’azienda Gianluigi e Maria Stefania Peduzzi, che dà il via: figlio di famosi mugnai, proprio in quel lontano 1924 si separa dall’azienda di famiglia e fonda il Pastificio Gaetano Sergiacomo nel piccolo paese di Penne, in provincia di Pescara. Il suo nome resta, nella filosofia dell’azienda e anche nella pasta Gaetano “Tanuccio” Sergiacomo, da sempre considerata la migliore. La storia di un successo è la storia di nomi che si intrecciano e di padri, figli e nipoti che lavorano insieme, e insieme producono eccellenza: come la gassosa di metà Novecento di Settimio Peduzzi, definita “lo champagnino d’Abruzzo”, o l’idea di Piero Peduzzi, padre degli attuali titolari, di utilizzare la pasta integrale trafilata al bronzo per trattenere meglio il condimento. L’acquolina in bocca sale piano piano, finché arriviamo agli anni Novanta, quando i figli di Piero, Gianluigi e Maria Stefania, diventano soci di Rustichella S.a.s. Bisogna essere lungimiranti per funzionare, e Piero questo l’aveva capito: “Le cose di una volta, riproposte nel giusto modo, avrebbero acquisito nel tempo il simbolo di qualità e genuinità”. Arriviamo così al 1998, quando Rustichella d’Abruzzo S.p.A. rileva un moderno frantoio a Moscufo, nel verde della collina Vestina, e amplia la sua produzione, tra linea biologica, senza glutine, al farro (quello utilizzato da Rustichella d’Abruzzo appartiene alla specie “Triticum Dicoccum” e i suoi campi di coltivazione sono il classico esempio di filiera “controllata”, in cui l’attenzione verso la qualità comincia dalla semina e prosegue con il controllo periodico del campo fino al raccolto), ma anche paste al peperoncino, ai funghi porcini e altri sapori del territorio.
Rustichella significa Abruzzo, il cuore verde d’Europa dalla terra forte e gentile, capace di unire il profumo deciso dell’olio d’oliva al rumore dell’acqua pura di montagna. Proprio quell’acqua che, insieme a quella semola, regala una pasta sopraffina. Rustichella d’Abruzzo usa esclusivamente il miglior Grano Duro con un più alto tasso di glutine, adopera trafile al bronzo e conduce il processo di essiccazione lentamente e a basse temperature. Tutto compiuto all’insegna dell’artigianalità più pura, in cui si controlla ogni singolo processo produttivo e si rispetta l’ambiente dall’inizio della produzione fino all’imballaggio, che avviene utilizzando carta 100% riciclabile e inchiostri naturali. Solo così si soddisfa pienamente il cliente che, come osserva giustamente il managing director Giancarlo D’Annibale, “è il nostro unico giudice”. Siamo giudici imparziali di fronte a un primo di Rigatoni Cacio e Pepe firmato Rustichella: non si può, assaggiandoli, non sconfinare nei campi del ricordo e dell’immaginazione, accompagnati dal sapore deciso della pasta – di ‘quella’ pasta – e dal sapido del Pecorino, scossi dal brivido del pepe e accarezzati dalla delicatezza dell’olio extra vergine. Giudici imparziali e felici.
Preparare un piatto di pasta scegliendo Rustichella è prima di tutto un atto d’amore: verso le proprie radici e tradizioni, verso la propria terra, e verso se stessi. Un atto d’amore e di piacere in cui oggi vogliamo entrare insieme, insieme al re del piacere Gabriele D’Annunzio e a un loro prodotto di punta. Con la linea PRIMOGRANO parliamo di 100% semola di grano duro coltivato in Abruzzo: 4 referenze (spaghettoni, traghetti, penne rustiche, sagne a pezzi) per quello che è prima di tutto un progetto di valorizzazione e interazione con l’area Vestina, una zona dell’Abruzzo che prende vita nella valle del Fiume Tavo, fertile e generosa. Il grano duro proviene da questa coltivazione di 100 ettari a grano duro lavorato da imprenditori locali, e reca un alto valore proteico, indispensabile per la buona riuscita di un prodotto che ormai è diventato un divo.
Da 10 anni, infatti, Rustichella organizza il PrimogranoTour (guardate su Instagram usando l’hashtag #primoGrano e #primoGrano2015): un evento promozionale ma anche informativo durante il quale vengono ospitati clienti da tutto il mondo per scoprire il processo produttivo di questa filiera corta. L’evento si ripete ogni anno ed è un successo. In questo modo, il mondo fa visita all’Abruzzo, ma anche l’Abruzzo viene portato nel mondo, dato che Rustichella lavora con ben 65 paesi.
LE “SAGNE” DEL PIACERE
Non potevamo che scegliere un formato Primograno 100% abruzzese per preparare il primo di tre piatti 100% abruzzesi. Tre idee di “primi letterari” che portano sulla nostra tavola l’arte della pasta unita all’arte della scrittura. Iniziamo con Gabriele D’Annunzio, originario di Pescara, a cui dedichiamo le “Sagne” del Piacere. Vogliamo concederci un po’ di meraviglia, immaginando di essere seduti con D’Annunzio al Vittoriale, in quella sala rossa e dorata, arricchita di argenti e tessuti damascati. Ci sediamo accanto a lui, l’imprevedibile Vate, e ci facciamo servire le Sagne del Piacere.
Un piatto sinuoso ed elegante come il formato delle sagne a pezzi; ma anche delicatamente afrodisiaco, grazie al condimento al tartufo per pasta e a qualche scampo fatto saltare nella Grappa, burro e pepe rosa. Il tutto accompagnato da qualche scaglia croccante di mandorla. Questa è davvero un’immersione nel piacere.
Ingredienti per 2 persone
160 g di pasta Primograno formato “Sagne a pezzi” Rustichella d’Abruzzo; 1/2 confezione di Condimento al tartufo per pasta; 4 scampi freschi puliti; 15 g di burro; 15 g di mandorle in scaglie; 10 ml di Grappa (io uso quella nobile di Moscato di Berta “Bric del Gaian”); 15 ml di panna fresca; 2 g di peperoncino piccante in polvere; 2 g di pepe rosa; 5 g di sale.
Preparazione
- Cuocete la pasta in abbondante acqua bollente salata (il tempo di cottura è tra i 7 e i 9 minuti. Scolatela non dopo i 7 minuti). Nel frattempo, prendete una padella dove farete sciogliere il burro e qualche grano sbriciolato di pepe rosa; unite gli scampi e un cucchiaio di grappa, e fate sfumare.
- In un’altra padella, versate il condimento al tartufo per pasta (se troppo concentrato, allungate con un cucchiaio di panna fresca) e scaldate aggiungendo mezzo cucchiaino di peperoncino piccante (o intero per i più temerari).
- Scolate la pasta riservando qualche cucchiaio di acqua di cottura: unite le sagne al condimento, allungate con l’acqua e fate amalgamare per qualche minuto.
- Servite, ultimando con gli scampi e il loro condimento, e spolverizzate con le scaglie di mandorla.
Tutto si fonde perfettamente in questo giro di danza in cui la pasta è la protagonista indiscussa. Mi sembra di vederla, donna elegante e misteriosa, invitata al ballo dal conte Andrea Sperelli, lei “l’idolo che seduceva in lui tutte le volontà del cuore”. Sinuosa, ondeggia con dolcezza e scaltrezza insieme, avvolgente come quegli scampi, imprevedibile come le mandorle croccanti sul letto morbido del tartufo. Un ballo del piacere, dove lei, la nostra Primograno Rustichella, si muove seducente nella sala più sfarzosa…
Buon Appetito!
Il prossimo appuntamento sarà con un altro grande protagonista della letteratura abruzzese: Ignazio Silone. Che pasta e condimento abbinerà per voi nordfoodovestest?
- CONTATTI
RUSTICHELLA D’ABRUZZO http://rustichella.it/
Piazza dei Vestini 20, Pianella 65019 (PE) – Tel. +39085971308 Fax +39085972521
- CURIOSITÀ
Lo sapete che D’Annunzio era solito scrivere bigliettini alla sua cuoca personale, suor Albina chiamata anche “Intingola”? Cuoca personale del Vate, era la regina indiscussa della cucina del Vittoriale. Rustichella le rende omaggio così, con una delle tante frasi che D’Annunzio le aveva scritto: “La chitarra pei maccheroni è una specie di arpa cuciniera a sezione rettangolare e che si suona con le mani in piano orizzontale. Il sistema è monocorde perché le note sono di uguale tono e vibrano facendo cadere tra corda e corda quel caratteristico tipo di pasta ben conosciuta da chi apprezza questo ramo della musica applicata alla gastronomia”. Questa è contenuta sul tubo delle “RUSTICHELLE” (pasta di semola di grano duro dell’Area Vestina riproposta da Rustichella d’Abruzzo secondo la ricetta di famiglia, impiegando uova 100% di galline allevate a terra). Cara suor Albina, se solo avessi potuto contare su questa pasta!
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