Non so bene perché ma c’è qualcosa nell’orso che induce ad amarlo.
[James Oliver Curwood]
Ormai è così: quando preparo un piatto, mi viene naturale collegarlo con le mie passioni per la filologia, la linguistica e l’etimologia così da “entrare” in ciò che sto preparando passando attraverso la porta della tradizione culturale.
Perché il cibo è fatto di storia, di parole, di significati, di bellezza, di simboli e di una cultura che si è depositata nei secoli, talvolta nei millenni.
In questi giorni sto raccogliendo nel giardino tante belle foglie di AGLIO ORSINO per preparare una (fantastica) frittata, e nello stesso tempo regalarci una piccola lezione di filologia e storia. La piantina dell’aglio orsino, risalente ad almeno 3000 anni a.C. circolava presso i romani con la denominazione allium.
Si pensa che l’origine dell’etimo sia celtica, dal loro termine all per indicare caldo, acre, quale è il profumo e il sapore dell’aglio appena raccolto e degustato. Presso l’Antica Grecia questa pianta dal tipico sapore agliato con intenso gusto si chiamava allis in riferimento alle “spatelle”, le foglie a forma petaloide da cui spunta l’infiorescenza.
Il nome della specie ursinum deriva con tutta probabilità proprio dagli orsi che alla fine del letargo cercano questo vegetale per depurare l’organismo dopo il lungo periodo invernale. In tempi più recenti, il medico svedese Linneo (1707-1778) inserì nelle sue classificazioni tassonomiche le numerose specie dei Monocotiledoni specie tra cui l’Allium ursinum.
In Italia si trova molto frequentemente nei sottoboschi ombrosi, freschi, nelle rive prossime ai rivi. La sua fioritura a piccole corolle stellate bianche e ravvicinate è ugualmente intensa alle foglie nel sapore derivato da un olio essenziale volatile ricco di solfuri, adatto per creare un gustoso pesto, una frittata o per insaporire le verdure. Un modo eccellente di portare a tavola sapore, storia e cultura.
Consiglio le foglie per preparare la frittata, e i fiori per il pesto (a questo link le mie ricette dedicate all’aglio orsino).
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine…[Il sabato del villaggio, Giacomo Leopardi]
FRITTATA DI AGLIO ORSINO E VIOLE. Piatto vegetariano
Non so se Leopardi amasse l’aglio orsino, certamente le VIOLE sì. Allora in questa frittata ci regaliamo anche un po’ della loro bellezza. E ci immaginiamo il Sabato del villaggio, quel momento che ci fa pregustare la festa della domenica, il momento dell'”attesa” proprio come del tendere verso qualcosa o qualcuno. Il momento in cui ci si prepara il cuore e si predispone l’animo a qualcosa di grande. E allora arricchiamo questa semplice frittata di gesti semplici e speciali insieme, intrisi di letteratura, di orsi e di natura pura.
Forse è vero che le cose non esistono per davvero se non impariamo a vederle o raccontarle con gli occhi della poesia…
Io in più alla fine ho aggiunto anche delle noci sbriciolate, ve le consiglio, ci stanno benissimo!