Quando a casa bevevamo il Porto in giardino, ascoltando quel vecchio cd di Fado consumato dal tempo,
e vedevo la malinconia nei tuoi occhi, arrivavo a
capirti soltanto per metà. Solo se cammini per le strade
della città puoi entrare in quella vita che tu hai sempre
cercato di raccontarmi; solo se attraversi Porto in lungo
e in largo afferri l’altrimenti inafferrabile. E solo adesso
riesco ad entrare in quella tua malinconia così viva e
profonda, perché seppur diversa da ciò che sto provando
io adesso, ha lo stesso sapore e gli stessi colori: sa
di lacrime molto salate sferzate dal vento che arriva da
Gaia, ed è rossa come il Porto più invecchiato che esiste.
Una malinconia rossa e salata, e mossa dal vento.
Questa mattina mi dirigo laggiù, dove il cuore torna a casa. E per farlo prendo a prestito le parole del mio romanzo (http://www.cartmanedizioni.it/libri/gira-il-tempo-al-contrario/), nato quasi per caso qualche estate fa, quando per la prima volta ho messo piede in Portogallo. Il bisogno impellente di descrivere la bellezza inafferrabile di quei luoghi mi ha acceso il desiderio di raccontare una storia, d’amore e di viaggio, a suon di Fado, assaggi di Mateus, lenzuola bianche stese al sole e pasteis de nata. C’è qualcosa nell’anima del Portogallo, sopìta come un bicchiere di Porto che, appena leggermente scosso, sprigiona un bouquet di profumi e storie che ti invadono il cuore, te lo schiacciano e sollevano allo stesso tempo, ti inondano.
Scrivo questo post con gli occhi lucidi di chi sente la propria casa lontana. Non ho nessuna radice in Portogallo, ma forse sono le radici del cuore quelle più forti. Quelle certamente non sono sradicabili. Eccomi in un pomeriggio di agosto, a camminare per le stradine di Gaia. È solo la seconda volta che la visito, ma mi muovo come se la conoscessi da sempre. Forse è così. Vila Nova de Gaia, collocata davanti alla città di Porto e collegata ad essa tramite un suggestivo ponte sul fiume Douro, significa prima di tutto una cosa: Porto. Tawny, Ruby, Rosé, White, LBV, Riserva, Vintage. L’imbarazzo della scelta per questo vino liquoroso che incarna l’anima portoghese: saudade, oceano, fado e sardine. Ecco che sulla strada un signore mi avvicina, presentandomi la sua cantina: “Augusto, you go right then left. We are little, but portuguese”. Proprio quello che cerco. Le cantine di Porto sono ormai quasi tutte in mano agli stranieri. Ne restano tre, e AUGUSTO’S è proprio una di queste. Entro a visita iniziata. La cantina è piccola ma regala grandi soddisfazioni: ci aggiriamo in mezzo alle pipas, le grandi botti dove il Porto è lasciato invecchiare, e qui ci raccontano la loro storia, fatta di piccoli numeri ma grande qualità. Il loro prodotto di punta è il Porto invecchiato 40 anni: è esposto in fondo, come un trofeo, in mezzo ad altri due Porto rispettivamente di 10 e 20 anni. Il Porto invecchia, ti raccontano, e in questo racconto riesci a visualizzartelo, il gigante prodotto con touriga nacional o malvasia, tinta barroca o tinta roriz, per citare solo alcune delle cinquantina di uve a bacca bianca e nera utilizzate per la produzione di queste gemme.
La degustazione mi conferma ciò che ho ascoltato: il Porto invecchiato 40 anni è ai limiti del descrivibile, il sapore del legno si mescola al profumo di liquirizia e pepe nero, tabacco, qualche cenno al chiodo di garofano e al cioccolato. Ma c’è una storia dietro quell’assaggio che nessun palato può cogliere, nessun naso afferrare. Il Porto si può descrivere fino al punto in cui poi ci si deve per forza abbandonare a lui, alla sua vivacità o speziatura, morbidezza o spigolosità. Come una barca in legno che ti tiene al sicuro nella baia, ma che poi ti porta via con sé, in un mare inesplorato di ricordi passati e futuri. E Augusto’s, in questa mia seconda visita a Gaia, me lo ha ricordato. Con umiltà e profonda sapienza…
- CONTATTI: AUGUSTO’S Porto.
Rua de França 10 / 4400 – 174, Vila Nova de Gaia https://www.facebook.com/portoaugustos?fref=ts / http://info@portoaugustos.pt
- PIATTO IN ABBINAMENTO: TOUCINHO DO CÉU CONVENTUAL
È uno dei dolci tipici del Douro litorale, a base di una specialità del Portogallo: il dolce di gila, una marmellata di zucca dolce, molto filamentosa e saporita. Si prepara uno sciroppo a base di acqua e zucchero, si aggiunge la gila, tuorli d’uovo e le mandorle tritate. Si fa cuocere e il risultato è una torta compatta e morbida, molto profumata. La dolcezza estremamente percettibile, unita a una certa tendenza amarognola data dalle mandorle, e alla grassezza e aromaticità dei (tanti) tuorli utilizzati potrebbe trovare un valido alleato nel Fine Old Ruby, il cui invecchiamento in botte di 4 anni lo rende più evoluto e speziato, ma comunque ancora dotato di una buona morbidezza, e soprattutto in grado di reggere la persistenza di questo dessert così dolce e al contempo delicato.
- SPUNTI LETTERARI: la citazione proviene dal mio romanzo Gira il tempo al contrario (Cartman Edizioni 2014) http://www.cartmanedizioni.it/libri/gira-il-tempo-al-contrario/
- VITIGNI menzionati: touriga nacional, tinta roriz, tinta barroca, malvasia