Perché Nordfoodovestest

pescatori a Sesimbra

Sono partita da racconti islandesi medievali per arrivare al food writing, passando attraverso un romanzo ambientato in Portogallo e un diploma da sommelier.

In tutto questo, l’amore totale verso la scrittura si è fuso con quello per la cultura del cibo e del vino, le curiosità, il desiderio di scoprire piccole realtà enogastronomiche italiane e non, parlarne e valorizzarle. Amo viaggiare per il Portogallo e fermarmi a chiacchierare con il produttore di Vinho Verde da 3000 bottiglie l’anno: lui in quelle bottiglie ci mette la sua vita, la sua storia, le sue fatiche. Suo nonno già faceva vino, ma non ai suoi livelli.

E allora, nel piccolo paesino di Amoreira, il produttore di Vinho Verde (“A volte anche liquori” ama sottolineare) mi intrattiene con racconti che mi riportano a mondi dimenticati o mai vissuti, in cui lui con suo padre etichettava bottiglie magari un po’ scheggiate e certamente non nuove. Mi porta un bicchiere, non il calice con cui noi degustiamo grandi Baroli e nemmeno quei bicchieri più eleganti dove impreziosiamo ottimi Chardonnay. No, lui mi porta un bicchiere un po’ opaco, zigrinato e leggermente scheggiato sul bordo. Non importa. Mi versa il vino, io lo osservo: osservo il vino, osservo lui, vedo in quel vino strade polverose portoghesi, panni bianchi, respiro profumo di sardine e sento il rumore del mare. Gli sorrido, sono commossa e mi esprimo a fatica. Quel vino mi piace, terribilmente.

Ecco che nasce l’idea del blog, in mezzo a case bianche di un paesino sperduto sopra Lisbona. Lì, tra fiori viola e qualche asino, nasce il desiderio di scrivere un romanzo (Gira il tempo al contrario, Cartman Edizioni 2014), ma in segreto nasce anche un altro desiderio: parlare di quel vino, raccontarlo, portarlo in Italia e farlo anche un po’ mio, renderlo poesia, anzi: quel vino è già poesia. Nasce nordfoodovestest, che è un blog ma che sarà anche un libro (in uscita a gennaio 2016).

Nordfoodovestest è tutto questo: raccontare piccole poesie nascoste, fatte a forma di bicchieri di vino o piatti di pesce. Parlare della gente che ama ciò che costruisce, descrivere il piatto che amava cucinare mio nonno, perché quel piatto è nato su una nave in Giappone, mentre mio nonno stava combattendo la guerra. Descrivere sotto forma di racconti, immagini e aneddoti le piccole e grandi storie delle persone.

Da nord a sud, e poi vicino al mare, nelle montagne, tranquilli sul lago. Fermarsi, ascoltare quel racconto, assaggiare quel dolce, condividere quell’amaro. E raccontare…

In fondo siamo qui per dare forma all’invisibile.

2 thoughts on “Perché Nordfoodovestest

  1. Grazie per continuare a farmi viaggiare tra le culture e le genti, ricordandomi che non c’è niente di più bello che la meraviglia di fronte alle piccole cose della vita, siano esse un piatto di sardine, un bicchiere di vino o una storia da ascoltare.

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