MAGORABIN a Torino: suggestioni e meraviglie

Io penso che se perdi le parole dopo quel piatto, perché quel piatto le conteneva tutte, tutte le parole del mondo, una Torre di Babele di parole, storie, emozioni. Se scopri di appassionarti a qualcosa mai assaggiato prima, se ti innamori di quel dettaglio che poi dettaglio non è ma vero protagonista. Se viaggi insieme a chi ti ha preparato quel viaggio sotto forma di piatti, e se quello Chef sorride, di gusto, di vita, di poesia e di esperienza, allora quello è davvero un posto speciale!

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Ho terminato la mia esperienza magica da MAGORABIN con queste parole nel cuore. Sapevo che avrei dovuto iniziare da quelle parole per raccontare il mio viaggio tutto personale e sognante nella cucina e nei gesti dello Chef Marcello Trentini. Sapevo che avrei dovuto ricordare quell’espressione… “torre di Babele di parole” per ripercorrere con la mente e con la scrittura l’incontro con la sua cucina. Perché la cucina di Marcello è un incontro: di gesti, di suggestioni, di cose che non ti aspetti che – una volta conosciute – vorresti riprovare. Un incontro con un gigante che però realizza piatti che sono immagini, piccoli frammenti di ispirazioni, ricordi, eventi.

Come quel Fungo pleurotus con cui ho iniziato il mio viaggio. Era piccolo, un concentrato di tutti i sottoboschi del mondo, aveva in sé foreste e mari del Nord, campagne e montagne. Era un tutto, un tutto piccolo da vedere ma immenso da assaggiare, e da lì ho iniziato, ho aperto un cerchio che poi ho chiuso con l’ultimo piatto, un dessert che mi ha lasciato meravigliata.

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Non so come definire la cucina di Marcello: forse è proprio la cucina dei gesti attenti, dei viaggi consapevoli, così consapevoli da essere tradotti in piatti che sono a dir poco fantastici, un piacere per la vista, inaspettati per il palato, forti, forti che vorresti non dimenticarli più. E forse non li dimentichi, perché sono impressioni e le impressioni, come quel soleil couchant degli Impressionisti, ti afferrano e non se ne vanno.

La cucina del Mago è come lui: fa sognare, diverte, sorprende. E ti sorride, come il sorriso dello Chef quando, dopo esserti perso in quella Capasanta, dashi di tonno e caviale di storione siberiano, ti osserva mentre tu stesso sorridi, sospeso tra il sogno di quello che stai assaggiando e la realtà. Perché quel piatto esiste per davvero. E così sei un cliente felice (come ama sempre sottolineare Marcello).

29789874_10215362609125927_1473600710867156992_oInfanzia piemontese, un diploma in belle arti, studi universitari di cinema, e un ristorante da una stella Michelin in attivo dal 2003 a pochi passi dalla Mole Antonelliana. Tutto è curato, accogliente e familiare. Ed elegante, di quell’eleganza calda e giovane che ti fa sentire a pranzo da parenti, ma anche a cena da un mago. È un po’ un luogo dell’immaginario, quello di Marcello Trentini e del suo ristorante, dove i piatti sono ben ancorati alla terra della sapienza e dell’esperienza, ma poi schizzano via, li perdi perché perdi le parole per definirli. E allora li rincorri un po’, e in quel rincorrerli ti perdi e sogni un po’ anche tu…

Provate a immaginare questo viaggio, perché è il viaggio che mi è stato proposto e che vorrei – anche solo in minima parte – regalarvi: Fungo pleurotus; Cialda di riso al nero di seppia, limone, frutti di mare e bisque di crostacei; Tartare di ceviche di cervo marinato, tacos di mais, maionese di avocado e peperone; Buns cotti a vapore farciti con vitello laccato in salsa Teriyaki e sesamo bianco; Gianduiotto al foie gras; Cialda di castagne e prosciutto crudo di Langhirano; Spugna di arachidi e maionese al wasabi; Foglia di canapa e riso venere con maionese di zenzero e maggiorana; Scampi, testina ed estrazione di pomodoro datterino; Infuso con aloe vera e gin aromatizzato con un concentrato di spezie indiane in accompagnamento a Sgombro tra saor ed escabeche; Capasanta, dashi di tonno e caviale di storione siberiano; Sake; Noodles, senape, cime di rapa, riccio di mare; Tortelli di Parmigiano, consommé di prosciutto, Parmigiano 100 mesi ed essenza di ginepro; Pane ai cinque cereali e burro demi-sel; Anatra arrosto, asparagi, cenere di cipolla alla brace, crème royale di foie gras; Sciroppo di spezie, zucchero muscovado, lime, frutto della passione, rum scuro, cola artigianale; Gelato di banana cotto alla brace, spugna di castagna, gianduia, mandarino, caffè; Caffè e piccola pasticceria.

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E ora fate questo esercizio: rileggete i singoli piatti, associate a ogni piatto un colore e fate in modo che i singoli ingredienti diventino sfumature di quel colore. Un sogno. E poi quelle tonalità più o meno intense si diradano, si sfaldano e si ricompongono in quell’unico colore originario. E anche se non hai mai provato il Ceviche di cervo marinato, è come se in realtà tu riuscissi già a vivere in proiezione quello che quel piatto sarà: una suggestione, una pittura.

Per me l’incontro con Marcello è stato tutto questo: un viaggiare prima di tutto dentro di sé, riportare alla luce sapori atavici e concentrarsi su quei quattro elementi che, non a caso, sono anche il nome delle sue degustazioni. Aria, acqua, fuoco, terra, e un pensiero che li collega: una perfezione circolare, colorata, raffinata e intrisa di magia, dove il gusto sale oltre il pensabile e si fa mistero, decifrabile e memorabile.

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Dove

MAGORABIN

Corso S. Maurizio, 61/B10124 Torino, Italia / €€€€

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3 thoughts on “MAGORABIN a Torino: suggestioni e meraviglie

  1. Forse ti ho già detto che nonostante io adori mangiare, sono completamente negata quando si tratta di cucinare. E forse è proprio per questo che rimango affascinata davanti a piatti del genere, che sono vere opere d’arte per bellezza e per bontà. E gli chef che li realizzano per me sono artisti, anzi quasi maghi perché secondo me fanno veramente qualcosa di magico ❤️

    1. Sono artisti, hai ragione. E il bello penso stia proprio nella straordinaria abilità di regalare suggestioni visive, gustative, olfattive e invisibili legate al ricordo e all’immaginario che non hanno eguali <3

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