Giovedì gnocchi. Di ricotta e carote con crema di noci, salvia e roquefort

Si nasce, si vive e  si muore ormai senza che una cerimonia, senza che un rito marchi più le tappe del nostro essere al mondo. L’arrivo di un figlio non comporta alcun atto di riflessione, solo la denuncia all’anagrafe. Le giovani coppie ormai convivono, non si sposano più e il solo rito a cui partecipano è quello del trasloco. E mancando la cerimonia-iniziazione, manca la presa di coscienza del passaggio; mancando il contatto simbolico col sacro, manca l’impegno… Per un indiano tutta la vita è un rito. Il primo viene celebrato ancora prima che lui venga concepito. Gli altri, a ogni passaggio. C’è un rito per quando smette di poppare, uno per quando viene portato fuori di notte a vedere per la prima volta le stelle, uno per il primo taglio dei capelli. E avanti così, fino alla morte…

[Un altro giro di giostra, Tiziano Terzani]

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Giovedì gnocchi. Un Rito insomma.

Qualche giorno fa mia sorella mi ha portato a casa un libro di Terzani, Un altro giro di giostra. Aveva gli occhi un po’ lucidi, mi ha detto “Guarda, l’ho aperto a caso e ho trovato questo passo sul rito”. Me l’ha letto dopo cena, in cucina, e leggere quel passo sui riti è diventato, a sua volta, un rito. Ho pensato che tutte le sere, al caldo della nostra cucina in stile alsaziano, bisognerebbe leggere un passo di un libro. Ma non un libro a caso: esattamente il libro che in quel dato giorno si è fatto trovare. Perché, se ci facciamo caso, ogni giorno un libro si palesa a noi, vuole essere scoperto e aperto, letto, riletto. E pensato: “I libri esistono per essere trovati e pensati”. E per trasformare i nostri giorni in piccoli riti.

Come quello dell’altra sera in cucina. Ha ragione Terzani: non abbiamo più riti eppure tutto prima era un rito. I riti delle stagioni, delle nascite, degli eventi. Noi non festeggiamo più niente ma nel senso che non ricordiamo più niente, non diamo più importanza ai momenti, ai gesti, agli istanti di vita che più di altri meriterebbero di essere incorniciati. La vita è fatta di piccoli momenti di pura bellezza e il rito ci aiuterebbe a racchiuderli tutti nel nostro personale barattolo della memoria, e poi attingerci quando ne sentiamo il bisogno.

Non permettiamo al tempo di toglierci i riti. Non perdiamo momenti in cui compriamo la farina e le uova e ci mettiamo a impastare. Ricordiamoci che ogni giorno un libro è lì per essere scoperto e letto, e che ogni giorno può essere un momento in cui ci mettiamo in cucina e insieme alla propria sorella leggiamo il pezzo del giorno. Il flusso degli eventi ci toglie la poesia, ma in fondo siamo noi poeti di noi stessi: nessuno scrive le poesie al posto nostro. E vivere i riti significa comporre brevi ma bellissime poesie.

Giovedì gnocchi. Ben venga. Un rito dolce e veloce, intenso e tenero. E dal risultato che, comunque andrà, sarà perfetto!

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GNOCCHI DI RICOTTA E CAROTE CON CREMA DI NOCI, SALVIA E ROQUEFORT

Ingredienti per 4 persone

200 g di farina di grano tenero tipo O bio Girolomoni; 300 g di carote; 250 g di ricotta fresca; 125 di Roquefort Papillon; 4-6 noci sgusciate; 3 cucchiai di panna fresca; pepe rosa in grani; qualche foglia di salvia fresca; 1 cucchiaio di olio evo; sale e pepe q.b.

Preparazione

  • Fate bollire le carote finché diventano belle morbide. Con un frullatore a immersione, riducetele in crema
  • Preparate gli gnocchi: in un recipiente mescolate la crema di carote con la ricotta, la farina, un pizzico di sale e pepe. Impastate bene aiutandovi con un giro di olio. Otterrete una palla che farete riposare in frigorifero per una mezz’oretta
  • Preparate il condimento: in una padella fate sciogliere il roquefort insieme alla panna, le noci a pezzetti, la salvia tagliuzzata e il pepe rosa. Allungate se serve con un mestolo di brodo di verdura
  • Ricavate dall’impasto delle palline non troppo piccole, fatele cuocere in abbondante acqua bollente salata per circa 3-5 minuti e ultimate la cottura nel condimento.
  • Mantecate con un giro d’olio, serviteli con qualche noce e delle briciole di salvia (il bel piatto è di Maisons du Monde)

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